Non è stato certamente un primo Maggio festoso per le lavoratrici ed i lavoratori de “La Nostra Famiglia”. Alcuni dipendenti  hanno dato vita, fuori dall’ospedale di Treviso, all’ennesima protesta di un percorso di resistenza e mobilitazione di più di un anno, con una praticabilità dell’iniziativa complicata, nel periodo, dalle restrizioni Covid. E’ proprio dal mese corrente che entra infatti in vigore il cambio unilaterale del contratto che la proprietà ha imposto alla larghissima maggioranza dei dipendenti. Un passaggio totalmente autoritario dalle condizioni salariali e normative del contratto “Sanità privata” al meno remunerativo “Residenze Sanitarie Assistenziali- Centri di Riabilitazione”. Trattasi mediamente di 300 euro lordi al mese in meno, oltretutto a fronte della variazione da 36 a 38 ore settimanali.

La decisione presa nel Gennaio 2020, proprio nel pieno della trattativa a rinnovo del contratto “Sanità privata”, ha come motivazione ufficiale da parte de “La Nostra Famiglia” presunte difficoltà economiche dell’ente, non dimostrate tuttavia dall’ analisi dei bilanci; La realtà trevigiana è centrale nella vertenza, data la presenza di ben cinque sedi (Treviso, Conegliano, Oderzo, Pieve di Soligo, Mareno di Piave) sulle otto in Veneto e sulle complessive ventotto distribuite in sei Regioni; e lo è grazie soprattutto ad una notevole sindacalizzazione. Le iniziative di rivendicazione generale hanno visto l’unitarietà delle sigle sindacali confederali nell’opposizione al cambio di contratto, con una coerenza critica che va indubbiamente riconosciuta a chi nel 2012 non ha firmato il contratto RSA-CDR, vale a dire la Funzione Pubblica CGIL; e di riflesso, con una parziale contraddizione delle altre sigle, critiche di questo passaggio in direzione di un contratto a suo tempo ritenuto buono e firmato. L’ambito divisivo praticato da la Nostra Famiglia fa capo a tipologie diverse di mansione lavorativa, con i Centri di Ricerca che non vengono toccati dalla variazione contrattuale, a differenza dei Centri di Riabilitazione.

Le mobilitazioni si sono protratte fino alla rottura del tavolo nazionale nel settembre scorso; da questo punto in poi, la partita si è spostata nelle sedi legali, con l’istruzione di cause individuali che oggi arrivano complessivamente a circa 430 su 2500 dipendenti.
Sul terreno politico-istituzionale il vero nodo è rappresentato, sostiene Marta Casarin, segretaria generale FP di Treviso, dall’idea strategica che Stato e Regione hanno di queste strutture, che nei fatti svolgono un ruolo sanitario a tutti gli effetti, e che invece si trovano al centro di una babele di quattro diverse condizioni contrattuali (Uneba, Cooperative Sociali, Sanità Privata, RSA-CdR). E’ necessario, a fronte di contributi Regionali di cui sono beneficiarie, che vengano fatte rientrare nelle condizioni contrattuali consone al lavoro svolto.


Rifondazione Comunista conferma la posizione già espressa in tutto l’arco della vertenza; la necessità di pubblicizzazione de La Nostra Famiglia e di un forte intervento delle istituzioni nel comparto della riabilitazione e della non autosufficienza. Continueremo a seguire, come facciamo dall’inizio, questa lotta sacrosanta per il salario, le condizioni lavorative, i diritti ed il riconoscimento delle professionalità; lo faremo dentro la campagna che ci apprestiamo a fare nei prossimi mesi, per l’implementazione quantitativa e qualitativa del servizio pubblico.

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