Primi elementi di inchiesta operaia nelle fabbriche del Trevigiano

Il prossimo sette Aprile sarà auspicabilmente il giorno della parziale chiarezza sulla “Nuova Fabbrica” all’Electrolux di Susegana. Verrà infatti presentata alla rappresentanza dei lavoratori la prima delle due linee ad automazione 4.0 in fase di realizzazione con un investimento di 130 milioni. La produzione inizierà ad ottobre, e ad oggi la RSU non ha ancora potuto visionare i lavori compiuti da ditte esterne e da una ventina tra ingegneri e team leader di Electrolux.L’informazione che filtra è una produzione parzialmente automatizzata che porterebbe ad una linea di circa quaranta addetti (nelle attuali sono novanta/cento) con una produzione di 94 frigoriferi l’ora contro gli attuali 81. Non è ancora dato sapere quali delle attuali mansioni/postazioni verranno automatizzate e sostituite e quali saranno ancora oggetto di lavoro umano. Sembra che fasi rilevanti come la saldatura ed il montaggio porte rimangano in capo all’operaia.


La punta più avanzata di automazione nella metalmeccanica trevigiana è la Dé Longhi di Mignagola, che denota un processo produttivo interamente governato e regolato in termini digitali, con una tempistica delle fasi di lavorazione indicata sul display e prontamente rilevata nel caso di ritardi o irregolarità; lo stesso approvvigionamento della componentistica in linea è dettato e segnalato automaticamente (con qualche intoppo); tutto programmato e registrato da remoto per poi essere messo a disposizione del superiore, non un capo strutturato sul piano dell’esperienza, delle competenze e della soluzione di problemi, bensì un team leader sostanzialmente slegato dalla conoscenza del lavoro, avente funzioni notarili e disciplinari su quanto rilevato dal computer. La puntualità del controllo informatico permette ad un team leader di seguire una linea di cinquanta addetti o due linee snelle, di 15-20 operai, di recente istituzione.

E’ proprio il Team leader la figura sintomatica dei nuovi processi produttivi. In forme e modalità di rapporto diverse che vanno dal cane da guardia schiavista dell’Irca (realtà che conosce processi di automazione solo nelle realtà in Romania) al mediatore, sul modello Melfi, in Dé Longhi, dove assume un ruolo ibrido tra il gestore del personale ed il soggetto di para-rappresentanza dei problemi dei lavoratori.  Il tratto comune di questa figura è la sostanziale non conoscenza del processo produttivo; il concetto dello scollegamento tra la prestazione lavorativa e la conoscenza e l’informazione operaia sul ciclo produttivo è tra i principali obiettivi che l’impresa persegue nel processo di automazione, con la regolazione digitale tesa ad eliminare problemi che richiedano intervento, cooperazione, soggettività e know how del lavoratore.La stessa progettazione della fabbrica e del processo da parte di tecnici ed ingegneri (per lo più esterni) rappresenta la netta scissione tra ideazione ed opera, con la pretesa di ridurre a pura esecuzione la complessa esperienza del lavoro vivo.

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